Una notte da Dio

No. Non abbiamo passato una serata da sballo a Las Vegas. “Da Dio” è inteso in senso letterale: abbiamo trascorso la notte insieme alle Suore Domenicane della Beata Imelda. Ma partiamo dall’inizio…

Ci troviamo a Bologna per assistere a uno spettacolo messo in piedi da una nostra cara amica, Alice. La location è il meraviglioso Teatro Duse; l’occasione è un’iniziativa che tocca un tema tanto delicato quanto, ahimè, attuale: la violenza sulle donne. Per una sera Bologna si è colorata di rosa grazie ai tanti artisti che hanno cantato, recitato e danzato per le donne vittime di abusi.

duse
La serata è stata splendida. Beate noi che c’eravamo. Ma torniamo a un’altra beata: Imelda. Sono le undici di sera e saliamo in macchina per raggiungere il monastero che ci avrebbe ospitate. In macchina ascoltiamo le canzoni di Cristina D’Avena ed è subito karaoke. Mila e Shiro è sempre un must che tira fuori il meglio peggio di noi. Una volta arrivate davanti al grande cancello, rimaniamo diversi minuti a osservare un cartello: SUORE DOMENICANE DELLA BEATA IMELDA.

Ora, se vi sono venute in mente strane battute, siete pregati di fare cinque Padre Nostro e dieci Ave Maria. E adesso vi raccontiamo in breve chi è stata Imelda. Anzi, ve lo racconta Wikipedia.

Imelda Lambertini nacque a Bologna nel 1320 e morì alla tenera età di 13 anni, dopo aver ricevuto l’Eucarestia in modo miracoloso. Succedette che, alla messa dell’Ascensione, le suore si misero in fila per la comunione, tutte tranne Imelda, ancora troppo giovane e ritenuta impreparata. La ragazzina andò quindi in un angolo della cappella a pregare. Proprio davanti a lei, a un tratto, sarebbe apparsa a mezz’aria una luminosissima ostia. Il sacerdote incredulo la prese e la diede alla giovane. Imelda entrò immediatamente in estasi e così rimase. Morì con un’espressione di gioia sul viso che rimase impressa nei presenti.

Un po’ di ansia in noi è rimasta. Comunque… dopo questo excursus storico degno di Piero Angela, facciamo un salto di 700 anni e torniamo ai giorni nostri. Entriamo nel monastero e veniamo subito accolte da suor Lorenza e da Laura, aspirante suora. Fra è emozionata, da piccola voleva fare la suora e ancora oggi rispetta due voti molto importanti: la castità e la devozione a Maria.

Ah Maria de Filippi non vale?

Maria
Santa Maria de Filippi da Pavia

Le suore sono davvero ospitali e scopriamo che, malgrado la tarda ora, hanno tenuto un pasto caldo per noi. Mangiamo pasta con panna, prosciutto e piselli (perdonaci, oh Signore) e poi pollo con patate. Ovviamente pecchiamo di gola e non ci facciamo mancare il dessert, così trangugiamo tutte insieme la torta gelato che avevamo portato per ringraziarle.

Alla tavola del Signore si aggiunge anche suor Luisa. È bello constatare che le suore non sono rigide e seriose come ci aspettavamo. Ci ricordano piuttosto Whoopi Goldberg in Sister Act, ma in versione veneta. Hanno un’ironia pazzesca, trincano che è un piacere e gli scappa pure qualche “cazzo”. La loro cultura è davvero impressionante: sembrano delle enciclopedie viventi e rimaniamo affascinate dai loro discorsi.

La cena è finita, andiamo in pace… nella nostra stanzetta. Non prima, però, di aver ringraziato le suore che si sono intrattenute con noi: lo apprezziamo davvero, considerando che il giorno dopo la loro sveglia sarebbe suonata molto presto. È stata davvero una bella giornata, rendiamo grazie a Dio.

AMEN.

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